Sognando la Persia…L’intervista alle creatrici di Pairi-Daeza

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Pairi-Daeza è un nuovo e innovativo marchio di moda e abbigliamento nato da poco a Milano, che si sforza di raccontare al mondo le storie non rivelate dell’Iran riportando alla vita antiche e preziose arti persiane.

Nella collezione di Pairi-Daeza potrete trovare capi in Jacquard Persiano (Termeh), un tessuto intrecciato a mano con due strati di fibre di ordito e trama. Grazie alla tecnica di tessitura unica e fitta, il jacquard persiano ha una resistenza notevole ed è generalmente più durevole rispetto ad altri tipi di tessuto.

Sulle stoffe in seta dei capi disegnati e realizzati da Pairi Daeza si trovano decorazioni di motivi Persiani tradizionali e originali, come il Paisley (boteh) o il cucito Mamaghan che è un tipo di ricamo Iraniano che copre la superficie del tessuto di base con punti di filo di seta colorata, creando un nuovo contesto di forme e colori.

Le sue creatrici – Yasaman e Nastaran Rezaee – dalle origini Iraniane e con un background Internazionale, si sono poste come obiettivo quello di portare alla sofisticata donna di oggi uno stile unico, in cui l’artigianato, l’esclusività, l’eleganza e il tocco umano convergano.

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Ecco qui l’intervista che abbiamo realizzato per voi a:

Yasaman Rezaee, designer, con un master presso il Politecnico di Milano in Architettura e uno in Fashion Design presso l’Istituto Marangoni.

Nastaran Rezaee, brand manager, con un master presso il Politecnico di Milano in Ingegneria Gestionale, esperienza di lavoro in Digitial Comunicazione e Pubblicità, Programmazione informatica e attualmente iscritta al corso di Fashion and Luxury Brand Management presso l’Istituto Marangoni.

 

Come nasce Pairi-Daeza?

PairiDaeza prende vita dalle nostre origini Iraniane, un antico paese con una ricca cultura e storia dell’arte, ma male rappresentato. Fin da giovani abbiamo sviluppato l’intenzione di intraprendere una carriera che avrebbe rappresentato l’identità delle nostre origini sotto una luce migliore. Vivendo in Italia da più di 6 anni, abbiamo capito le potenzialità dell’arte e della moda e da qui l’idea di incisione dell’identità Iraniana e della sua arte proprio nella moda.

Quali sono i vostri riferimenti creativi e culturali?

La parola Paradise (in diverse lingue: greco, latino, francese, tedesco e inglese, lingue semitiche, accadico, ebraico e arabo) proviene dalla parola iraniana giardini chiusi “pairidaēzà”. La tradizione e lo stile nella progettazione di Giardini Iraniani in Iran ha influenzato la progettazione di Giardini Andalusi in India e successivamente il termine è stato adottato dal Cristianesimo per descrivere il Giardino dell’Eden. Così, come suggerisce il nome, la fonte di ispirazione per i nostri disegni sono le arti e l’artigianato (tessuti, dipinti, architettura, ecc) dell’Iran, che sono ancora molto sconosciuti al mondo e che avrebbero un enorme potenziale se potessero trovare la loro strada nel mondo moderno di oggi.

A che donna avete pensato quando avete progettato la vostra collezione?

Ad una donna che è affascinata dalle diversità culturali. Una donna sofisticata, che viaggia, legge,  indaga; una donna alla ricerca delle bellezze reali in questo mondo.

Com’è stato accolto il vostro stile ispirato alla Persia e all’Iran dal pubblico Italiano?

Siamo ancora in una fase molto precoce del nostro progetto, abbiamo esposto le nostre creazioni una sola volta in occasione della Milano Fashion Week 2015. La reazione è stata finora molto positiva e abbiamo riscontrato l’interesse degli Italiani nel valore dell’artigianalità, ma forse hanno ancora poca curiosità nei confronti delle culture straniere.

Quali canali avete utilizzato come vetrina per i Vostri capi?

Per il momento siamo attivi solo su Facebook e Instagram. Abbiamo molti progetti per i nostri negozi fisici e virtuali, ma prima abbiamo bisogno di trovare gli investimenti necessari per farlo.

Quali ostacoli si presentano ad un marchio giovane e appena lanciato che vuole crescere in questo settore?

Il settore della moda in Italia è dominato da grandi e storici marchi affermati e non vi abbiamo trovato molta accoglienza verso le giovani menti creative. Il più grande ostacolo per lanciare un marchio di moda con successo è l’accessibilità ad ingenti risorse finanziarie. Anche le gare e le organizzazioni che mirano ad aiutare i nuovi stilisti ad iniziare la propria attività richiedono di presentare una collezione pronta prima, il che richiede una notevole quantità di tempo e denaro.

Di cosa, a vostro avviso, c’è bisogno nel sistema moda italiano?

Vi è la necessità di un sistema in grado di sostenere menti creative e sviluppare maggiori opportunità per le nuove generazioni, per consentire anche a loro di avviare il proprio marchio.

Quali sono gli aspetti del vostro lavoro che più amate?

Questo progetto ci ha fatto fare molte ricerche sull’artigianato Iraniano e ci ha fatto imparare molte cose nuove sulle nostre tradizioni e sulla nostra stessa identità. Ci piace lavorare a contatto diretto con artigiani e artisti, imparando molto da loro. In Italia, abbiamo anche avuto la possibilità di osservare come gli Italiani hanno saputo interpretare con successo mestieri tradizionali e le arti in un settore che è molto seguito e richiesto dal mondo moderno. Camminare per le strade di Milano è la migliore scuola per l’apprendimento di moda. È difficile trovare qualsiasi altra arte nazionale e apprezzarla nel modo in cui lo fanno gli Italiani.

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